1666 - Un giorno su Marte
Non appena la tecnologia astronomica consentì di osservare il cielo con dettagli fino ad allora inimmaginabili alla vista umana, gli astronomi si spinsero oltre le aristoteliche sfere del mondo sublunare e della Luna, puntando cannocchiali e telescopi verso i pianeti del Sistema Solare più vicini alla Terra. Il primo che riuscì a osservare Marte, come oggetto dalla superficie estesa e non più semplice astro errante, fu Francesco Fontana nel 1636 a Napoli. Nella sua prima osservazione del pianeta rosso Fontana notò «un’eminenza a’ guisa di cono molto negro, et che intorno a questo cono negro ci sia una fascia a’ guisa d’Iride, ò arco celeste molto luminoso, come di fuoco». Negli anni a seguire altri astronomi continuarono a osservare Marte, ma la qualità ottica degli strumenti scientifici dell’epoca non permetteva ancora di ottenere immagini più dettagliate della superficie del pianeta.
Tra il 1659 e il 1666, gli studi sulle macchie marziane fatti da Christiaan Huygens a Parigi, Gian Domenico Cassini a Bologna e Robert Hooke a Londra, aprirono un importante dibattito scientifico sulla rotazione di Marte che in Italia vide Cassini confrontarsi con il gesuita romano Salvatore Serra. Usando un telescopio dell’ottico romano Giuseppe Campani, uno dei più abili costruttori di strumentazione astronomica dell’epoca, Cassini riuscì a osservare e disegnare una serie di dettagli della superficie di Marte con una risoluzione senza precedenti. Inoltre, Cassini ottenne il primo valore del periodo di rotazione del pianeta che stimò in 24 ore e 40 minuti, con uno scarto di soli 3 minuti rispetto al valore attualmente accettato.
A Roma, invece, Serra e il confratello Gille François de Cottignies osservarono Marte dal 27 al 30 marzo 1666 con due telescopi di Eustachio Divini, il quale rivaleggiava con Campani per la leadership nella produzione della strumentazione astronomica. Misurando la variazione di posizione della macchia nera già individuata sul pianeta da Fontana, i padri gesuiti ipotizzarono un periodo di rotazione di circa 13 ore, molto lontano dal vero. Queste misure innescarono una controversia con Cassini e Campani, i quali contrastarono questa ipotesi, forti dei loro dati che conducevano a conclusioni ben diverse. I disegni del pianeta realizzati da Cassini, seppur non confrontabili con l’accuratezza delle mappe lunari coeve, restarono per molto tempo quasi gli unici riferimenti per la descrizione topografica della superficie marziana.