1857 - Cheese!

I primi tentativi di applicazione della fotografia alle osservazioni astronomiche furono realizzate da Angelo Secchi nel 1851 in occasione dell’eclissi dell’8 luglio. Quasi certamente egli era a conoscenza delle esperienze del 1840 di John William Draper e Samuel Morse e di quelle del decennio successivo di William C. Bond e John A. Whipple che, tramite la tecnica dagherrotipica, avevano ottenuto delle immagini della Luna. Inoltre, nel 1843 Padre De Vico, Direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano, aveva fatto un tentativo di fotografare la Luna usando la lamina dagherriana con risultati però abbastanza confusi.

Ma è nel 1857 che Secchi, utilizzando la tecnica del collodio umido, decise di dar vita ad una mappa della luna durante le diverse fasi. Con la collaborazione del farmacista romano dilettante di fotografia Francesco Barelli realizzò una serie di immagini positive su albumina da cui poi “trassero le matrici negative per moltiplicare in carta le copie delle fasi”. Si ebbe così il primo atlante fotografico della Luna mai realizzato, che verrà poi presentato a Parigi il 28 agosto 1858 all’Academie des Sciences e successivamente a Londra, all’Osservatorio di Greenwich. Inoltre alcuni ingrandimenti delle fotografie furono presentati a Firenze nel 1861 all’Esposizione Nazionale del neonato Regno d’Italia dove ebbero talmente successo che Francesco Barelli ottenne un premio e fu insignito di una menzione al merito scientifico.

L’album contiene un’introduzione e 8 tavole rappresentanti le fasi corrispondenti al 4°, 5°, 6°, 7°, 8°, 10°, 12°, 14° o plenilunio. Le fotografie erano state prese al telescopio equatoriale di Merz del Collegio Romano ed erano state ottenute sostituendo all’oculare ordinario del cannocchiale una piccola camera oscura nella quale si riceveva su vetro smerigliato l’immagine della luna formata dall’obiettivo. Il vetro poi veniva sostituito da una lastra collodionata e, mediante il movimento automatico del telescopio in ascensione retta e un conveniente moto dato a mano in declinazione, veniva fatto sì che il cannocchiale seguisse il moto lunare.

Non esistono molte copie dell’atlante lunare di Secchi. La preparazione di questa scheda è stata possibile grazie alla disponibilità dei colleghi dell’Osservatorio Astronomico di Roma che hanno recuperato e reso accessibile la copia conservata nell’archivio storico dell’Osservatorio.